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Centrale del Mercure: 1.500 posti di lavoro a rischio, scontro Cgil-Regione Calabria

Il sindacato contesta la norma che mette a rischio 1.500 posti di lavoro nell’impianto a biomasse. “Decisione irresponsabile, serve un tavolo nazionale”

 

La Cgil Calabria e la Filctem Cgil nazionale intervengono in difesa del lavoro e dello sviluppo sostenibile, denunciando come “inaccettabile e irresponsabile” la norma regionale che, di fatto, decreta la chiusura della Centrale del Mercure, impianto a biomasse vegetali situato nel Cosentino, nel territorio di Laino Borgo, al confine con la Basilicata. La direttiva, denuncia il sindacato, mette a rischio 1.500 posti di lavoro lungo tutta la filiera produttiva. La Cgil sottolinea come l’impianto, rientrante in un modello virtuoso sancito dal protocollo ministeriale del 2014, non presenti criticità ambientali, come confermato da tutti gli enti preposti, inclusa l’Arpacal. L’accusa è chiara: si tratta di una decisione politica frutto di logiche partitiche e non di reali esigenze di tutela ambientale.

Una vertenza complessa: dal protocollo del 2014 alla norma contestata

La Centrale del Mercure, situata nel cuore del Parco Nazionale del Pollino, è stata per anni al centro di un acceso dibattito. Inizialmente costruita per funzionare a lignite, è stata poi riconvertita a biomasse, diventando un modello di economia sostenibile, come sancito dal protocollo ministeriale del 2014.

 

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